LA SOLITUDINE

LA SOLITUDINE
Bach parla della solitudine come di uno stato d’animo di sofferenza comune a quasi tutti i gruppi di rimedi. Ciò avviene perché la malattia, il disagio, la distorta percezione della realtà portano quasi sempre alla solitudine oppure hanno causa in essa.

Sono 3, tuttavia, i rimedi che hanno un rapporto particolare con lo stare soli: Water Violet e Impatiens lo fanno per scelta (preferiscono stare soli); Heather non può stare solo.

Quindi solitudine intesa non come sensazione, ma come grutto di un temperamento più o meno solitario.

La solitudine può essere dettata da egoismo, da chiusura agli altri, per troppa pienezza di sè, da egocentrismo, da intolleranza, da mancanza di pazienza, perché si è evitati dagli altri in quanto essi si sentono “risucchiati”.

Negli animali tutti questi atteggiamenti possono essere assunti verso i conspecifici, verso le persone o verso entrambi.

Possiamo cercare fra questi rimedi quello giusto, ad esempio, per un cane che, pure essendo amabile e festoso in famiglia, non ami giocare con gli altri quando viene portato al parco: evita i conspecifici (maschi e femmine), oppure pur scambiando con loro qualche “saluto”, poi preferisca stare per i fatti suoi annusando in giro o rincorrendo una palla.

All’opposto potrebbe essere un cane o un gatto che, pur avendo rapporti sociali e lucidi normali con gli altri della stessa specie, una volta a casa tenda a starsene in disparte e a giocare con oggetti piuttosto che ricercare la interazione con i proprietari. Oppure potrebbe trattarsi di un animale che abbaia o miagola in continuazione, talmente pressante, appiccicoso e invadente, che sono gli altri a isolarlo perché “insopportabile”.

Lo stare soli può essere indicativo di un forte senso di superiorità oppure di orgoglio, per cui gli altri vengono disdegnati.

Bach sostiene che l’orgoglio, che è sinonimo di arroganza e rigidità di animo, si traduce fisicamente in quelle malattie che producono rigidità e contrattura (tensione) del corpo.